| ACCENTI Le vocali a, i, o, u vogliono sempre l'accento grave (à), (ì), (b), (ù) a fine parola. La vocale «e» vuole l'accento grave (è) nei seguenti casi: • come voce del verbo essere • nei nomi di origine straniera (tè, caffè, canapè, narghilè ecc.) • nei nomi propri: Noè, Mosè, Giosuè ecc. • nei seguenti termini: cioè, ahimè, ohimè, piè. La vocale «e» vuole l'accento acuto (é) nei seguenti casi: • nelle voci verbali tronche del passato remoto: poté ecc. • nei composti di che: perché, poiché, affinché, benché ecc, • nei composti di tre: ventitré ecc. • nei composti di re: viceré ecc. • nei monosillabi: sé (pronome), né, ché, ecc. • nella parola mercé. I monosillabi non vogliono accento, tranne i seguenti: • ché (congiunzione causale o finale) • dà (indicativo presente del verbo dare). • di (come giorno o imperativo del verbo dire) • è • là • lì • né • sé (pronome) • sì
Evitare l'uso dell'accento circonflesso nei plurali: vari, propri, omicidi ecc. • Gli accenti tonici che cadono nel corpo della parola non vanno, di norma, segnati, a meno che non servano a una migliore comprensione del testo. Esempi: condòmini (le persone), condomìni (gli edifici); subito / subìto; principi / princìpi; ancora / ancòra ecc. • Nelle parole straniere si rispettano gli accenti originari (nella lingua spagnola l’accento é sempre acuto: adiolé, autodafé ecc.) • I monosillabi prendono l'accento quando entrano a far parte di una parola composta: gialloblù, autogrù, Oltrepò ecc. • « Po'» (per poco) si scrive con l'apostrofo e non con l'accento perché si tratta di parola tronca. La stessa regola vale per modo (mo’), casa (ca’), dei (de'), nonché per gli imperativi sta', fa', va', di' e dà. Fa eccezione «piè» (piede). • «Qual è» e «tal è» vanno sempre senza apostrofo. • Se stesso (e non sé stesso). Ma «sé stessi» (perché si può confondere con «se io stessi» e «se tu stessi» e «sé stesse» (perché si può confondere con «se egli stesse»). Nota bene: La E maiuscola accentata non va mai con l'apostrofo (quindi È e non E’).
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